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L’ENOGASTRONOMIA INCONTRA L’ARCHEOLOGIA

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Muru Is Bangius, Marrubiu (Or)

Si svolgerà Domenica 26 Giugno presso il sito archeologico di Is Bangius nel territorio di Marrubiu, a sud del Monte Arci, l’evento, che vuole essere il primo passo di un percorso dal titolo “Gustiamoci la storia” che unirà le Associazioni enogastronomiche e culturali, le aziende del wine&food e le Istituzioni preposte alla valorizzazione dei siti e delle aree archeologiche arricchendo così l’offerta turistica, enogastronomica e culturale del territorio sardo.

L’evento ideato dall’Associazione Taste of Sardinia è stato voluto per promuovere il turismo enogastronomico mettendo al centro le cantine, la degustazione dei loro vini, me nel contesto del loro territorio.

La località di Is Bangius, frazione molto piccola di Marrubiu, raccoglie nel suo territtorio delle eccellenze nella produzione vinicola e dei salumi. Questa è stata l’occasione per dare visibilità ad un sito archeologico, seppur di grande interesse storico, ma trascurato dai classici itinerari turistici.

Grazie alla collaborazione con la cantina Quarto Moro, Il salumificio Monte Arci e il la CAO Formaggi, si svolgerà Domenica 26 Giugno 2022 alle ore 18,00 in località Is Bangius, la visita presso gli scavi archeologici e la degustazione presso il centro servizi adiacente al sito.

Il programma prevede:

18,30 Visita al sito archeologico di Is Bangius (Comune di Marrubiu)
19,00 Conferenza dedicata al vino in età romana in Sardegna
19,30 Letture dal libro “Un drink al nuraghe” di Ercole Contu, Carlo Delfino Editore
20,00 Degustazione presso il sito archeologico in collaborazione con la Cantina Quarto Moro, il Salumificio Monte Arci e la CAO Formaggi a cura dell‘Associazione Officine del Gusto.

La rievocazione storica con abiti dell’antica Roma sarà curata dall’associazione Sardinia Romana che curerà la degustazione di un vino speziato da un’antica ricetta del periodo romano.

Seguirà una degustazione con vini della Cantina Quarto Moro che ha la proria sede proprio accanto agli scavi. Si degusteranno anche salumi e formaggi delle aziende operanti nel territorio: Salumificio Monte Arci e il Caseificio CAO a cura dell’associazione Officine del Gusto.

Breve cenno storico di Muru Is Bangius

Is Bangius è il sito archeologico più importante, che rappresenta un unicum in Sardegna e Italia (un’altro simile si trova in Grecia ed è la Colonia Iulia Augusta Diensis), è il Praetorium di Muru Is Bangius.

Si tratta di una struttura residenziale sorta in età imperiale, nel II secolo d.C., come luogo di sosta ed era dotato di un impianto termale fornito di bellissimi mosaici e rivestimenti marmorei, mentre la villa vera e propria era decorata con intonaci dipinti con motivi molto vari e colorati di grande suggestione.

Tali terme erano fornite di spogliatoi (apodyterium), vasche di acqua fresca (frigidarium) e calda (calidarium), stanze riscaldate (praefurnia) e ambienti per le unzioni d’olio (destricarium).

Straordinari, inoltre, i mosaici a pavimento del II e III secolo d.C. In esso il governatore della provincia di Sardegna e Corsica vi aveva residenza nel corso dei suoi spostamenti da Karales (capitale della Sardegna) verso Forum Traiani (Fordongianus) e verso i centri dell’interno dell’isola.

La certezza della funzione di pretorio posseduta dal grandioso edificio romano di Muru de Bangius si è avuta nel 1990 con la scoperta della targa marmorea che commemorava i lavori di restauro dello stesso praetorium.

Tuttavia il sito archeologico di Muru de Bangius è noto sin dal secolo XVIII. Il nome del luogo – Muru de Bangius – allude alla presenza di ruderi di terme: Bangius infatti deriva dal latino balneum, con il significato di “edificio termale” infatti nella “Carta del Regno di Sardegna delineata nel 1746″, conservata nell’Archivio di Stato di Torino, figura a sud di Oristano tra il campo S. Anna e la chiesa di S. Maria (di Zuradili), l’indicazione “Bagni antichi” identificabili con i ruderi di Muro de Bangius.

Il praetorium di Muru de Bangius si compone di un edificio rettangolare orientato sudest-nordovest di m 26,67 X 21,80 (corrispondenti a 90 X 80 piedi romani), concluso sul lato nord occidentale, opposto a quello d’ingresso da un ambiente rettangolare accessibile mediante gradini di m 8,80 X 7,40 (30 X 25 piedi romani)

Sul lato sudoccidentale un corridoio unisce il praetorium vero e proprio agli ambienti di servizio (tra cui una latrina) e ad un piccolo stabilimento termale a riscaldamento artificiale. Il bagno termale era del tipo a percorso assiale, ossia l’utente delle terme doveva percorrere i vari ambienti disposti lungo un asse e poi tornare indietro ripercorrendo in ordine inverso i medesimi vani.

Il percorso iniziava nell’apodyterium, lo spogliatoio a pianta rettangolare con un pavimento in mosaico con motivo a quattro angoli alternativamente ocra e bianchi, disposti a formare un quadrato.

Dall’ apodyterium si passava al frigitarium, anch’esso rettangolare, provvisto di due vasche quadrilatere per le balneazioni in acqua fresca. Questo ambiente ebbe due pavimenti musici il primo nel II secolo d.C., l’altro nel III secolo. Il mosaico più antico è una scacchiera di quadrati bianchi, ocra e neri; quello più recente è ornato dall’alternanza di cerchi e quadrati posti per la diagonale. Le due vasche sono pavimentate con un mosaico a tessere bianche.

Dal frigidarium l’utente delle terme transitava ai vani a riscaldamento artificiale, assicurato dalla arsione della legna nelle fornaci (praefurnia) disposto all’esterno di tali ambienti. Nell’ordine, si riconoscono: il tepidorium, il destrictarium (per le unzioni di olio), il calidarium (per i bagni caldi) ed il piccolo laconicum (bagno turco) .

Le terme furono edificate secondo tecniche edilizie tipicamente romane dell’opera cementizia con paramenti a filari alternati di mattoni e blocchetti di pietra negli ambienti non riscaldati ed elusivamente in laterizi negli ambienti caldi in relazione alla capacità posseduta dal mattone di trattenere il calore L’iscrizione del praetorium probabilmente ricordava all’inizio che i lavori dipendevano dall’autorità del “Signore Nostro” (Marco Aurelio Antonino Augusto).

In questo pretorio di Marrubiu dovettero fare sosta tutti i governatori provinciali e, quindi, anche Marco Claudio Quintino, fratello dell’ Imperatore Claudio il Gotico, e suo successore al trono imperiale nel 275 d.C.

Targa su lastra di marmo, decifrata dall’archeologo Momo Zucca

Pregevoli lavori in ossidiana e ricostruzioni storiche di arnesi preistorici, curati dal Sig. Costanzo Niola sono esposti nella sezione dedicata all’ossidiana.

La storia di Marrubiu è imprescindibilmente legata a una delle più importanti ricchezze del suo territorio, l’ossidiana del Monte Arci.

Questa roccia vulcanica, di cui si possono osservare tuttora alcuni importanti affioramenti, fu sfruttata sin dal Neolitico per la fabbricazione di armi e strumenti e commerciata dai preistorici sardi in buona parte del bacino del Mediterraneo.

Nello specifico l’ossidiana del Monte Arci raggiunse le coste del midi francese, la Corsica e alcuni insediamenti dell’Italia settentrionale, dalla Toscana alla Liguria e fino all’Emilia-Romagna.

Della preistoria del territorio si conservano le tracce in alcuni importanti giacimenti di ossidiana di cui è stato accertato lo sfruttamento sin dall’antichità, situati nelle località di Tzipaneas, Murus, Monte Sparau.

Le successive tracce antropiche nel territorio di Marrubiu risalgono all’Età nuragica, che si dipana tra l’Età del Bronzo e l’Età del Ferro quando in tutto il territorio vengono costruiti nuraghi semplici e complessi, sia in montagna che in pianura.

L’iniziativa è organizzata dall’Associazione Intergruppo Cultura Marrubiu, da Emerenziana Usai ed Elisa Pompianu.

Bibliografia: Associazione Intergruppo Cultura Marrubiu – Emerenziana Usai ed Elisa Pompianu. – Wikipedia


A cura della redazione Obiettivo Sardegna

Associazione Taste of Sardinia www.tasteofsardinia.it


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