Strada della Malvasia di Bosa

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Strada della Malvasia di Bosa

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Siamo diretti a Bosa, io e gli amici dell’associazione Taste of Sardina” Alberto e Francesco, in occasione della giornata delle Cantine aperte aderenti alla “Strada della Malvasia”.

Percorriamo le strade delle campagne di Bosa, quasi un’avventura alla scoperta dei segreti di un grande vino e dei suoi produttori, fra i vigneti che si adagiano sulle colline e nelle conche, che un tempo erano sommerse dal mare e oggi vengono accarezzate dal maestrale.

Questo microclima, insieme al tepore del sole che grazie alla posizione, fra le più ad ovest della Sardegna, riescono a trasmettere, la calda luce del sole fino al tramonto, conferendo alle uve una maturazione intensa, con alto grado zuccheriono, dando al vino un gusto unico.

Malvasia di Bosa

Prima dell’arrivo nella città di Bosa, in un tornante del comune di Modolo, veniamo colpiti dalla bellezza di una vigna in località Silattari.

Prendiamo una stradina a fianco del cimitero e arriviamo nell’azienda Silattari, dove Nicola Garippa, ci accoglie e dopo averci fatto visitare la vigna ci offre uno spumante di sua produzione dal gusto amabile e intenso nei profumi.

Oltre alle bollicine produce anche una classica malvasia tradizionale. Molti sono i premi esposti nella sala di degustazione dove accoglie i clienti e gli appassionati dell’enoturismo.

Arriviamo a Bosa e facciamo tappa nella sede del consorzio “Strada della Malvasia” dove ci forniscono di piantina e indirizzi delle Aziende aderenti: Azienda Emidio Oggiano, Cantina Angelo Angioni, Cantina F.lli Porcu, Cantina Columbu, Cantina Madeddu, Cantina Silattari, Cantina Zarelli.
Ringraziamo Guglielmo Machiavello del direttivo del Consorzio che ci ha accolto e ci avviamo alla scoperta del percorso.

Arriviamo nella prima tappa, non senza difficoltà, causa la poca segnaletica, nell’Azienda di Emidio Oggianu.

Rimaniamo incantati dal racconto e dalla passione che Sig. Emidio mette nel presentare la sua malvasia, un vino autentico, raro e prezioso.

L’uva viene vendemmiata a più riprese, seguendo la maturazione di ogni grappolo e dopo avrli fatti riposare, in piccole cassette per 7/10 giorni, vengono pigiate ancora con i piedi, per dare una spremitura soffice e copleta, sino all’ultimo acino.

Solo dopo aver assaggiato la sua malvasia, che ha riposato nelle sue cantine per 48 mesi, assumendo un colore dorato e un profumo intenso, si capisce il percorso produttivo di eccellenza, dalla cura della vigna alla scenza della cantina.

La malvasia Oggianu si fregia di tantissimi premi sia in Italia che all’estero.

Poco più avanti, troviamo il Salto di Coloras, un altipiano calcareo a 180 m sul livello del mare, dove c’è la cantina di Angelo Angioi, dove degustiamo prima un vino bianco, giovane da uve malvasia per poi passare a una malvasia tradizionale, vino dal colore giallo paglierino con leggeri riflessi verdognoli, ha un bouquet lungo che ricorda pesca bianca, la melissa e le erbe aromatiche.

Di particolare finezza, al gusto si presenta dolce, ampio, morbido ma con una vena acidula che imprime freschezza, con retrogusto caratteristico, si serve come aperitivo eventualmente accompagnato alla pasticceria fresca.

La malvasia è un vino raro che si può apprezzare solo visitando il territorio dove matura, conoscendo la storia dei suoi viticoltori, la passione e l’amore che mettono nel produrla, facendo tesoro delle esperienze secolari dei predecessori, osservando il suo colore dorato, i suoi profumi intensi, bevendola piano e con calma, nel rispetto dei suoi anni passati in cantina.

Abbiamo visitato solo tre cantine, ma ci ripromettiamo di tornare per vivere questo territorio e per visitare le aziende Columbu, Zarelli e Porcu.

Ripercorreremo le strade per gustare la sua cucina a base di pesce per raccontare un turismo slow enogastronomico, ricco di emozioni e di sapori, dove l’accoglienza degli hotel, degli alberghi diffusi e dei Bed & Brekfast fanno da base per una vacanza indimenticabile in una città riconosciuta e premiata fra i più bei “Borghi d’Italia”.

Testi e foto © Bruno Atzori


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